Da parecchi anni, ormai, si assiste ad un continuo fenomeno di proliferazione di compagnie teatrali, più o meno organizzate, più o meno in grado di produrre spettacoli decenti. Il motivo per cui, spesso, ne nascono di nuove è da ricercarsi nel fatto che l'attore (o, comunque, colui che pensa di essere tale), non tenuto in grande considerazione dal capocomico della compagine con cui collabora, decide di rendersi autonomo e di mettersi "in proprio". Con quale risultato? A volte devastante...!!! Si cercano altri "attori" attingendo ai tanti serbatoi già esistenti, indebolendo le altre realtà, spesso già piuttosto deboli. Si fa sempre attenzione, però, a non inserire nell'organico elementi che, in qualche modo, potrebbero mettere in secondo piano le capacità artistiche del nuovo capocomico.
E la scelta dei lavori da mettere in cartellone? Quella è di esclusiva competenza del direttore artistico che è, nella maggior parte dei casi, lo stesso capocomico. Guarda caso, quindi, vengono scelte opere molto rappresentate (...che grande fantasia!!!) e che il capocomico di cui sopra crede di saper interpretare al meglio. E fino a qui, possiamo dire che tutto rientra nella norma, non giustificabile, ma comprensibile. La cosa grave è che, però, l'attore divenuto capocomico contrae, immediatamente, una grave malattia chiamata "Iosoloio". I sintomi sono: delirio di onnipotenza, convinzione di essere il migliore attore di tutti i tempi, di essere il miglior regista teatrale del mondo (perchè spessissimo è anche il regista dei lavori messi in scena), che il suo cast sia il migliore (fino a quando gli attori collaborano con lui; dopo diventano, chissà come mai, i peggiori in assoluto), ed ancora, di avere trovato l'elisir dell'eterna giovinezza.
Per lui/lei il tempo non passa mai riuscendo, così, ad interpretare sempre gli stessi ruoli per decenni. Ecco, quindi, che ci si ritrova ad assistere a spettacoli in cui il/la protagonista dovrebbe avere un'età giovanile e, invece, ne ha 20, 30 o 40 in più.
E l'aspetto fisico? Non sempre i trucchi risultano essere miracolosi e quindi... A questo punto, sperando di rendersi meno ridicoli, vengono adeguati tutti gli altri ruoli e sarà così che il ventenne verrà sostituito da un aitante cinquantenne, magari non tanto asciutto fisicamente, con qualche capello in meno, con qualche chilo e qualche rughetta in più... Ma volete mettere l'esperienza...?
Certo, è un po' difficile immaginare un giovanissimo studentello con oltre cinquanta primavere sulle spalle, ma non avete mai sentito parlare dell'Università della terza età?
E se il personaggio interpretato dovesse essere una donna quasi quarantacinquenne e, al suo posto, ne spunta una vent'anni più anziana e la cui età si legge perfettamente su ciascun angolino del proprio corpo? Si potrà sempre dire che quella messa in scena è, per usare un termine cinematografico attuale, il sequel del sequel del sequel di quella di parecchi anni prima.
Ma come la mettiamo con quella parte di pubblico che conosce il lavoro e sa che il/la protagonista (e quindi anche gli altri interpreti) dovrebbe avere qualche decennio in meno? Nessun problema: basta avere una gran bella faccia tosta e non curarsi di quella "presa in giro", oppure cambiare qualche nome nel copione, titolo al lavoro e, pertanto, farlo diventare frutto del proprio ingegno creativo.
Ma perchè questa folle analisi del fenomeno "compagnie teatrali"? Giusto per trattare ironicamente l'argomento, per riderci su e per spiegare che per "Filumena Marturano" dell'Associazione culturale Teatropoli, la distribuzione dei ruoli è stata operata dopo un'attenta ricerca, tenendo presenti, tra gli altri, alcuni punti fondamentali: adattabilità al ruolo stesso, capacità artistica, età dimostrabile dell'interprete nel pieno rispetto del copione.
Nel nostro caso, i ruoli principali (ma non solo quelli) sono stati affidati ad attori degni di essere definiti tali e con provata esperienza.
Sulle tavole del palcoscenico vedremo, nei panni di Filumena, una motivatissima Emilia Greco, attrice versatile con esperienza ventennale, in grado di passare con disinvoltura da una recitazione brillante ad una drammatica. Riesce abilmente a dare fierezza, forza, intensità, passionalità ed amore al suo personaggio, proprio come intendeva Eduardo, coinvolgendo totalmente chi assiste allo spettacolo.
Domenico Soriano sarà interpretato da Aldo Mangiù, un nome (anzi, un cognome) sinonimo di garanzia artistica e di grande professionalità. Degno esponente di una delle grandi famiglie di attori siciliani (il papà Carlo, la mamma Giovanna Porcelli e, da qualche anno a questa parte, anche la figlia Giovanna, tra le giovani promesse del teatro italiano, ormai facente parte dell'organico del Teatro Stabile del Veneto), del nostro "Filumena Marturano" ne è anche regista. Fisicità e sentimenti espressi con naturalezza, fanno di lui un eccellente "Mimì".
Altri due personaggi centrali della vicenda sono Rosalia Solimene, confidente (ma non solo) di Filumena, e Alfredo Amoroso, braccio destro, segretario, confidente, compagno di mille avventure e amico di Domenico Soriano. Per queste interpretazioni, probabilmente, non poteva essere fatta scelta migliore: Cettina Brancato e Mario Chiarenza. Caratteristi, fisicamente perfetti per il ruolo, grandi capacità recitative, padronanza del palcoscenico... Sono proprio loro... Chi altri, se non loro?
Ed inoltre, Lucilla Toscano nel ruolo di Diana, la giovane fiamma di Domenico; i tre figli di Filumena sono Antonio Aiello (Umberto, lo studente/scrittore), Enrico Di Grazia (Riccardo, il camiciaio) ed Emanuele Pavone (Michele, l'idraulico); Cinzia Toro è Lucia, la cameriera; Vittorio Costa veste i panni dell'avvocato Nocella e Pietro Casano quelli del garzone.
Buon divertimento.